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Il cantante di blus - Capitolo 19

XIX.

Nel Salaria aleggiava un’atmosfera triste. Mario stava sistemando la sua macchina del caffè, per cui Michele non aveva potuto prendere il suo consueto quanto inefficace rimedio per il mal di testa.

Lives that keep their secrets/ will unfold behind the clouds/ There upon the rainbow/ is the answer to a never ending story

The never ending story di Limahl era un pezzo che a Michele inspiegabilmente aveva sempre messo malinconia.

Aveva sentito una collega che era passata in ospedale da Morrone, e sapeva che lo tenevano ancora in coma farmacologico per attendere la riduzione dell’ematoma subdurale. Non sapeva chiaramente cosa significasse, ma proprio bene non suonava.

All’arrivo di Luca le cose migliorarono. Era in compagnia di Marcella, la qual cosa animò lo spirito di Mario, che, nonostante fosse occupato con quel congegno intricato, cominciò a produrre esempi del suo proverbiale umorismo.

Luca e Marcella si sedettero al tavolo di Michele.

«Novità da Morrone?» si informò Luca.

«C’è andata Paola dell’amministrazione: nessun cambiamento, al momento la prognosi resta riservata».

Marcella, cui Luca aveva raccontato la storia, intervenne «ma si è capito cosa volevano dall’azienda o da te?»

«Non ne abbiamo idea. Sandro, il tenente Ciotoli, dei carabinieri, ha detto che è tutto molto insolito e che non tralascerà alcuna pista».

«Il che significa che non sa che pesci pigliare.» Luca sapeva essere lapidario.

«Parliamo d’altro, meglio non pensarci» suggerì Marcella «sai che la tua storia ha avuto successo tra i miei amici?» Michele si fece improvvisamente attento «L’ho raccontata ai miei colleghi e tutti si sono trovati d’accordo mentre ridevano come i matti. Se avessero potuto leggerlo. A proposito, me lo hanno chiesto: Me la stampi un’altra copia?»

Michele cominciò a elaborare quello che Marcella aveva detto mentre rispondeva «Sì, certo, volentieri».

Raccontata? Un’altra copia? Poi ricordò che Marcella, con una farsa esagerata, aveva recuperato la copia del Cdb che il giovedì precedente era volata nel bidone di latta. Forse l’aveva buttata via, o l’aveva persa. Ma lui doveva saperlo.

Cercò di non apparire troppo curioso «Io però dovrei offendermi. L’altra sera hai raccolto la copia del racconto dal bidone come fosse un tesoro prezioso, e adesso l’hai buttata via così?». Cercò di non apparire trepidante nell’attesa della risposta.

«Buttata? Non l’avrei fatto mai! Me l’hanno rubata!»

Luca scoppiò a ridere e Michele fece del suo meglio per seguirlo «ma che dici? Rubata? Chi vuoi che ti rubi un racconto?» dissero i due quasi assieme tra le risate.

«No, giuro! Io ero in sala prove e avevo il racconto nella borsa. Quando abbiamo finito il racconto era sparito».

«La borsa c’era ancora?» Michele non riusciva a mascherare la tensione e temeva che Luca e Marcella potessero sentirla.

«Sì, la borsa e il suo contenuto erano intatti, a parte i tuoi fogli».

«Ma scusa chi può averli presi?»

«Non lo so. Nello studio siamo entrati e usciti insieme e da fuori non si può arrivare al guardaroba. Nell’atrio, a parte don Vittorio, che poi è andato via, non è entrato nessun altro».

«Don Vittorio?» il tono di voce di Michele si era alzato e anche Luca, che era andato al GoldSound per mettere qualche disco, si girò verso il tavolo per vedere cosa succedeva.

Marcella rispose incerta «don Vittorio Cardamone, il nostro produttore. Ma che hai?»

Giorgio e Manuela entrarono in quel momento e, con esemplare tempismo, tolsero Michele dall’imbarazzo di rispondere alla domanda.

Intanto era partito, quasi a sottolineare il loro ingresso, il primo dei pezzi messi a caso da Luca.

I'll protect you from the hooded claw/ Keep the vampires from your door

Era The Power of love dei Frankie Goes to Hollywood.

Luca, che preferiva un altro genere di musica, fece una smorfia, e tutti risero dimenticando la storia del racconto rubato.

Tutti tranne Michele.