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Il cantante di blus - Capitolo 13

XIII.

«Site duje cretini!» esplose ‘O Zicchinett «Vi ho mandato a fare un lavoro che pure un ragazzino lo sapeva fare meglio di voi. Nun v’aggia ‘mparat niente! Jatevenne, mo’ mo’!».

Occhialini tondi era mortificato. Quel deficiente che si era portato dietro era suo cugino e questo rendeva la sua posizione ancora più delicata. Ma ‘O Zicchinett gli aveva detto di portarsi l’esperto di compiutèr, e non conosceva nessun altro che ne capisse qualcosa. Uscì ad occhi bassi meditando circa la punizione più adeguata per suo cugino, ma soprattutto temendo quella che sarebbe stata riservata a lui.

‘O Zicchinett sapeva essere una vera carogna e avrebbe fatto quello che andava fatto. Molti anni prima lo avrebbero fatto fuori per un errore così, ma se pensava di uccidere ogni guaglione malaccorto, nel giro di un mese sarebbe rimasto solo. «Sti’ giuvani d’oggi so’ muzzarelle…» pensò.

La vera essenza del gap generazionale va cercata in un fenomeno ricorrente: le vecchie guardie si ritengono sempre più in gamba delle nuove leve, e viceversa. Certo, il fatto che il mondo stia andando in rovina sembra dar ragione ai primi.

Ne aveva combinate tante, O’ Zicchinett, ma tranne piccole condanne era sempre riuscito a cavarsela bene. Si era guadagnato quel soprannome quando aveva difeso il figlio di un piccolo boss di quartiere, in una rissa durante una mano di zicchinetto, un gioco d’azzardo da marciapiede in cui eccelleva. Il boss lo affiliò solo per questo e quando anni dopo il figlio fu ucciso, lo scelse come luogotenente.

Quando anche il boss si fu ritirato, a lui rimase il controllo di alcuni piccoli traffici che gli permettevano una vita agiata.

Ciò nonostante, non rifiutava mai delicati incarichi di indagine come quello, perché, oltre a lauti guadagni, gli permettevano di affermare la sua posizione di esperto del settore.

Solo che stavolta aveva toppato alla grande.

E ora era lì che guardava il telefono senza vederlo davvero, cercando un modo per spiegare quel casino. «E mo chi c’o dice a don Vittorio?».