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Il cantante di blus - Capitolo 15

XV.

«Pronto?»

«Vieni qua!»

Click!

Anche se la sua voce era filtrata dall’apparecchio telefonico, la tensione era tangibile: il tono di don Vittorio non ammetteva repliche.

‘O Zicchinett si rese subito conto che la notizia del casino che era successo lo aveva già misteriosamente raggiunto, e che lui non l’aveva presa affatto bene. Adesso gli toccava andare da lui e cercare di rimediare.

«Di quello che gli devi fare a quei due stronzi ne parliamo dopo» esordì don Vittorio, senza nemmeno salutare, appena O’ Zicchinett entrò nella sala dei libri.

La stanza in cui don Vittorio riceveva gli ospiti era immensa. C’era una libreria antica che copriva per intero le alte pareti, e conteneva una raccolta di volumi rari, il cui prezzo esorbitante era la sola cosa che don Vittorio conoscesse di quelle perle dell’editoria.

‘O Zicchinett teneva gli occhi bassi e aspettava che don Vittorio sfogasse la sua rabbia senza interromperlo.

«Ma come cazzo ti è venuto in mente di mandare due cretini a fare una cosa per me? Non te lo pensavi che potevano fare casino? Che hai da dire, sentiamo?»

«Don Vitto’, io non potevo immaginare; gli avevo pure detto le abitudini del guardiano, ma quello è passato prima…». Si trattenne dal difendere i due deficienti, su cui anche lui aveva espresso opinioni non certo lusinghiere.

«Sai che sei? Un dilettante del cazzo! Avanti mo’ dimmi che abbiamo ottenuto».

Un po’ più a suo agio, ‘O Zicchinett fece la sua analisi di quello che aveva potuto sapere «Questo Michele, Michele Manara, nella Teorema non abbiamo capito bene che fa. È uno che organizza non so che attività. Dentro a una cartellina blu abbiamo trovato una stampa del racconto, uguale a quella che tenete voi, e sul computer c’era l’originale. I ragazzi hanno fatto in tempo a prenderlo e a scassare il computer. Poi è arrivato il guardiano…»

«E hanno fatto un casino…»

«Sì. Nella cartellina comunque c’erano appunti e biografie scaricate da internèt».

«Internèt?»

«Sì, insomma col computer, ricerche…»

«Porca puttana, questo ha fatto proprio ricerche».

‘O Zicchiett stava per esplodere. Era curioso di capire, ma anche deluso di non essere stato messo a parte di quello che doveva essere un problema serio per don Vittorio.

«Don Vitto’ voi mi dovete dire che cazzo sta succedendo. Che ve ne importa a voi di che scrive stu’ scemo di Manara?»

«Guaglio’ la storia è lunga e non tengo proprio voglia…»

«Eh, no, don Vitto’!» ‘O Zicchinett si chiese se non stesse esagerando, mentre le parole gli scappavano dette senza alcun controllo «Non è giusto. Voi mi avete trattato come un figlio, e io a voi come un padre. Perché mi volete tenere fuori?»

Don Vittorio lo guardò negli occhi e vi lesse una sincera delusione. Si chiese se non lo stesse davvero trattando ingiustamente. In fondo l’aveva trovato sempre al suo fianco nei momenti più difficili della sua vita.

«Zicchiné tu sei un bravo ragazzo. Fammi avere altre informazioni, qualche fotografia, insomma già sai. Ma stavolta devi fare tutto tu e per bene, hai capito?»

«Sì»

«Mo’ sono stanco, ma in questi giorni vieni qua, mi porti ‘ste notizie, ci sediamo, ci beviamo una bottiglia di whiskey e ti racconto la storia. Mo’ vattenne, va’!»

‘O Zicchinett non fu soddisfatto di essere praticamente cacciato, ma la confidenza con cui don Vittorio gli aveva parlato e la promessa, che di certo avrebbe mantenuto, di metterlo al corrente, furono sufficienti perché uscisse a testa alta da quella enorme casa.