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Il cantante di blus - Capitolo 4

IV.

Mario sembrava allegro quel giovedì sera al Salaria, quando Luca gli presentò Marcella. Forse dipendeva dalla dimensione folle del suo seno, coperto da un top che faceva del suo meglio, con risultati a dir poco modesti. Musicista anche lei, professionista affermata, Marcella era uno dei pochi bocconcini di Luca che di tanto in tanto ricompariva, tanto da far pensare che potesse davvero essere solo un’amica.

Però era la sua prima volta al Salaria e Mario non si fece sfuggire l’occasione di apprezzarne le doti. Naturalmente non risparmiò mediocri battute sulla opportunità che lei suonasse strumenti a fiato, avvantaggiata com’era dai polmoni e così via, fino a che a salvarli entrò Michele che se li portò a un tavolo.

«Sei tu che hai scritto Il cantante di blus?» esordì Marcella prima ancora di salutare.

«Oddio, non vorrai un autografo?» disse Michele ridendo, un po’ a disagio per il fatto che Luca aveva già diffuso la cosa.

«No, però mi è piaciuto molto. Condivido la valutazione artistica su Pino e quindi il movente della storia. Qualche anno fa ho suonato con lui e quando ho letto del personaggio di Gaetano, mi è parso quasi di riconoscerlo. La lingua napoletana va corretta, però, e la storia ha dei punti deboli.».

«Ma dai, è solo uno scherzo, una cosa venuta di getto e finita lì. Non c’è nessuna velleità artistica. Non la puoi valutare come se fosse letteratura».

«E io al contrario penso che ci sia del talento» intervenne Giorgio, che era appena entrato insieme a Manuela e si era avvicinato alle spalle di Michele «Sai scrivere, ragazzo!» disse in una penosa imitazione di John Wayne.

«Inoltre io ci ho proprio creduto» aggiunse Manuela «Vuoi vedere che è tutto vero? Probabilmente lo dirà la Gabanelli nella prossima puntata di Report, citandoti come fonte».

«Quindi lo sapranno altre due o tre persone,» intervene Giorgio «e il giorno dopo i giornali parleranno d’altro».

«Allora, l’hai già inviato a qualche editore?» chiese Luca come dandolo per scontato.

«Ma che, scherzi? A parte il fatto che non credo abbia lo spessore letterario sufficiente, ma immagina quante querele se solo lo leggesse qualcuno del suo entourage? Dai smettiamola e facciamo di questa cosa un uso divertente. Mario!» urlò verso il retro «Posa il grembiule e unisciti a noi per un altro giro».

Mario accorse alla chiamata dato che l’ultimo cliente rimasto, un tipo tenebroso, se ne stava in disparte ad annegare i suoi dispiaceri nella sua quarta coca dietetica.

Mentre arrivava al tavolo entrò Bea. Sorrideva perché si rese conto di essere arrivata giusto in tempo per godersi lo spettacolo.

Quando Mario si sedette percepì che qualcosa non andava dai loro sorrisi trattenuti, dagli atteggiamenti reticenti, e capì che stava per essere vittima di uno scherzo.

«Non fate gli idioti, che c’è?»

Siente fa' accussì nun dà retta a nisciuno/ fatte 'e fatte tuoie/ ma si haje suffrì' caccia 'a currea/

Il brano si sentiva provenire soffusamente dal GoldSound nell’angolo del locale, coincidenza quanto mai opportuna. Di proposito, infatti, Luca aveva messo su Yes I know my way perché facesse da colonna sonora al quel momento.

«Niente,» disse Giorgio suadente «volevamo erudirti con un po’ di letteratura» e gli passò il cantante di blus.

Dal titolo Mario intuì l’argomento, e dal fatto che il titolo fosse sbagliato, intuì il tono. Si rabbuiò, ma cominciò a leggere.

«No, no…» ripeteva tra sé durante la lettura «non esiste proprio». Quando finì si sforzò di sorridere.

 «Chi ha scritto ‘sta porcheria dovrebbe essere frustato in pubblico» disse ben lontano dall’immaginare che l’autore gli stava di fronte, e lanciò il manoscritto accartocciato verso il bidone di latta nell’angolo del locale.

Quando tutti, ridendo scompostamente, guardarono Michele che si scherniva tentando di negare, Mario capì. «Nooooo, traditore degli amici! Non potevi farmi questo!» e prese a lanciare ogni sorta di oggetto contundente nella sua direzione.

Dopo un po’ le risate si calmarono, anche quelle di Mario, che sapeva stare allo scherzo, e in un momento di silenzio si sentì il click del jukebox che metteva su un disco di Rino Gaetano.

evasori legalizzati, auto blu, cieli blu, amore blu, rock and blues NUNTEREGGAEPIU'.

Marcella andò a recuperare il manoscritto stirandoselo addosso e poi, come se fosse un’antica reliquia, lo depose nella borsa, suscitando ancora risate per la reazione indignata di Mario.

«Certo immaginate se avesse ragione Manuela» disse Luca, che per primo si era ripreso «magari quello è davvero un sosia un po’ più grasso, e tutto il resto: che casino scoppierebbe sui giornali. Sarebbe un caso mondiale!»

«No, dai, sai che fastidio, i giornalisti alla porta, i fan alle finestre. Gli avvocati a dissanguarmi. Non avrei più una vita privata, ooh…» disse Michele in una imitazione caricata della star snob.

«E sarebbe il meno» aggiunse seria Bea «se fosse tutto vero, e Gianni e i suoi amici venissero a trovarti, la cosa potrebbe farsi parecchio pericolosa».

Ancora una volta li stupì. Nessuno capiva com’era possibile che pur parlando a bassa voce, riusciva sempre a farsi ascoltare da tutti. Persino il jukebox sembrava abbassare il volume per darle ascolto.